Giov 23 Maggio: SIN FANG (alt-folk) (ICE) + PASCAL PINON ( indie/acoustic) (ICE)
SIN FANG + PASCAL PINON (ICE)
ore 21.00
SIN FANG (islanda)
http://ondarock.it/recensioni/2013_sinfang_flowers.htm
Messi a dormire i Seabear in una notte polare che dura da un paio d’anni buoni, pare che il genietto islandese Sindri Már Sigfússon si sta dedicando anima e corpo al suo progetto parallelo Sin Fang, che nel 2011 aveva trovato una prima provvisoria quadratura nell’album “Summer Echoes”. Sindri, è bene dirlo subito, già da tempo può appiccicare sulla propria carta d’identità musicale l’etichetta di “Beck islandese” coniata da Rolling Stone, e grazie a questa ha ottenuto attenzione mediatica anche ai suoi più laterali e prescindibili ep.
Sin Fang, nato come costola semi-autarchica dei folkeggianti e impressionisti Seabear, pareva essere agli inizi (“Clangour”, a nome Sin Fang Bous, è del 2009) una deviazione sperimentale, tecnologica e volutamente bizzarra, poi è rientrato su binari maggiormente canonici e “seabeariani”, lasciando l’incertezza sulle prossime mosse del suo creatore Sigfússon e sulla foggia dell’immancabile barba che esibisce (sempre più rigogliosa) su ogni copertina.
“Flowers”, terzo album in uscita per la berlinese e scandinavofila Morr Music, ci presenta in effetti un nuovo volto – decisamente più pop, vigoroso e accessibile – della musica di Sindri (a prescindere dalla barba…). Abbandonato ormai del tutto l’approccio quasi naif degli esordi (scordatevi le oblique e qua e là stranianti mezze tinte bucoliche dei Seabear!), Sin Fang è inevitabilmente finito tra le grinfie dell’esperto Alex Somers, produttore e sodale del leader dei Sigur Ros Jónsi.
Inevitabilmente perché, in fondo, la poetica sognante e atmosferica di Sigfússon già agli esordi pareva condividere parecchi cromosomi stilistici con i celebri compatrioti e – l’Islanda è piccola – le strade prima o poi si dovevano incrociare.
PASCAL PINON (islanda)
Dietro al moniker PASCAL PINON si nascondono le gemelle Jófríður e Ásthildur Akadóttir, giovanissime (non ancora maggiorenni) ragazze islandesi nate e cresciute a Reykjavik.
Già a quattordici anni arriva la prima esperienza in una band. Insieme a 2 amici le giovani danno infatti vita ai PASCAL PINON progetto che attira da subito le attenzioni della berlinese Morr Music, etichetta di riferimento in ambito glitch-folk e casa di altri noti artisti islandesi: Seaber, Mum, Sing Fang, Soley, Borko.
L’omonimo disco di debutto (2010), nonostante sia registrato da quattro componenti, è in tutto e per tutto frutto delle due gemelle. Composto interamente in casa con i pochi strumenti a disposizione, “Pascal Pinon” è un emozionante raccolta di fragili composizioni. All’annuale Icelandic Music Awards la band si aggiudica, grazie a questo debutto, il prestigioso titolo di “Newcomer of the Year” mentre si moltiplicano gli apprezzamenti di siti internazionali. Si innamorano perdutamente di queste giovani islandesi media come KEXP, Blurt, Paste, The Guardian, Boston Phoenix .
Il successivo disco, dal titolo “Twosomeness”, segna l’ingresso delle ragazze di Reykjavik nell’età adulta. Le PASCAL PINON, ufficialmente diventate un duo con l’aiuto occasionali delle amiche musiciste Kristín e Sylvía, si affidano, per il secondo difficile capitolo della loro discografia, ad Alex Somers produttore in passato per Sigur Ros e Jonsi.
Il risultato è, ancora una volta, una raccolta di morbide composizioni folk-pop capace di consacrare Jófríður e Ásthildur tra le realtà più interessanti dell’attuale scena musicale nord-europea.
Un’ovattata grazia acustica ammanta il disco di un tepore domestico e di atmosfere incantate, che possono facilmente immaginarsi quale contesto ideale nel quale sviluppare una precoce passione per la musica. Tra ricorrenti accenti pop e più sensibili schegge folk acustico-corali (“Moi”, la filastrocca “Kertið Og Húsið Brann” e il cullante epilogo “En Þú Varst Ævintýr”), si percepisce distinto il piglio fanciullesco delle due giovanissime musiciste, indice di freschezza ma anche di un’inevitabile acerbità, che di per sé non deve essere necessariamente interpretata in negativo. – Raffaello Russo – OndaRock